Prossemica del Riccio: il progetto dell’Insubria che accorcia le distanze in ambito pedagogico con interventi di sostegno della distanza sociale imposta dalla quarantena della pandemia da Covid 19


Un team di studenti e laureati in Educazione professionale dell’Università dell’Insubria sta sperimentando nuove soluzioni per continuare a offrire servizi pedagogici, superando gli ostacoli imposti dalla quarantena. Il nome scelto per il progetto è «Prossemica del Riccio»: la prossemica è lo studio dello spazio nella dinamica comunicativa, il riccio invece è l’animale scelto da Schopenhauer per spiegare che bisogna mantenere la giusta distanza dagli altri per non pungersi.

L’idea nasce da una videochiamata tra gli educatori Luca Frusciello, Arianna Novello, Davide Alberto Taverna, Sabrina Terranova e la studentessa Giorgia Magnoni: condividendo la mancanza dell’aspetto relazionale con l’utenza, decidono di trovare nuove modalità di comunicazione.

Spiega Luca Frusciello: «Siamo partiti all’inizio di aprile con le consulenze gratuite via chat, la newsletter serale che conta già più di cento iscritti e con alcuni laboratori in collaborazione con altri professionisti. Ora stiamo lavorando per attivare presto anche i colloqui educativi in video».

«Il nostro obiettivo – continua Arianna Novello – è anche il confronto e il supporto agli enti del settore educativo. Cerchiamo di promuovere buone prassi che aiutino a superare la contingenza attuale, ma che possano essere sviluppate in futuro. Fondamentale è anche la creazione di una rete di continuità educativa composta da Comuni e altri enti del territorio».

I cinque educatori fanno parte del Centro di ricerca per la cura pedagogico-educativa dell’Università dell’Insubria, coordinato da Grazia Marchini e diretto da Jutta Birkhoff nell’ambito del Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita.