La quinta stagione dell’anno potremmo chiamarla la vera mezza stagione, quella fase della natura che mostra il passaggio tra l’inverno e la primavera. Nella lingua svedese viene riconosciuta con un sostantivo preciso: varvinter.

Non è vero che “non ci sono più le mezze stagioni”. Almeno, non lo è per gli svedesi che, da sempre, riconoscono nel periodo di transito della natura dall’inverno alla primavera, un’autentica stagione ‘di mezzo’ tanto da identificarla con un sostantivo preciso: varvinter.

La parola appartenente al vocabolario della lingua svedese, risulta composta, con molta semplicità, dalle due componenti che le attribuiscono il significato: Var – primavera e vinter – inverno.

Mai come in Svezia la distinzione delle stagioni e della loro cadenza naturale nel passaggio e nella trasformazione della natura assume una dimensione reale nel vivere quotidiano.

La Svezia, infatti, vanta un modo specifico di riconoscere le stagioni. Ad esempio, per dichiarare l’apertura ufficiale dell’inverno, la temperatura media deve essere misurata sotto lo zero per almeno cinque giorni consecutivi e solo dopo che la colonnina di mercurio risale sopra lo zero termico per sette giorni, allora si può salutare l’arrivo della primavera.


Tanti aspetti del vivere nordico sono legati al passaggio delle stagioni e al mutare della natura e del paesaggio

Sembrano tradizioni che arrivano da lontano, così come tanti aspetti del vivere nordico sono legati al passaggio delle stagioni e al mutare della natura e del paesaggio, echi di un legame uomo-natura che riescono a sopravvivere malgrado un pianeta sempre più malato.

Varvinter è anche un’emozione che nasce nell’uomo allo stupore delle ore di luce che aumentano, della neve che si scioglie e lascia lo spazio ai primi fili d’erba.

L’appellativo “Quinta stagione” è stato attribuito a questo periodo dell’anno, dall’agenzia metereologica SMHI che ha specificato che durante le settimane di coda dell’inverno, l’alta pressione è spesso associata a giornate piene di sole con notti ancora fredde.

Ma il calore del sole diventa più forte perché deve assolvere alla sua funzione naturale di essere portatore di nuovo caldo per sciogliere la neve. E così l’arrivo della primavera è segnato.

Il sole scioglie la neve e lascia spazio ai fiori: è il Varvinter

La parola Varvinter è utilizzata perché l’inverno svedese è molto lungo e si ha bisogno di separarlo in due, di dargli una connotazione precisa quando, pur essendoci ancora molta neve il sole incomincia però ad essere crescente nel suo calore, a scaldare la terra per risvegliarla dal letargo dei mesi gelidi.

E per un Paese dove l’inverno la fa da padrone per così tanti mesi, il sostantivo Varvinter rappresenta nell’inconscio collettivo, un segno di risveglio e di speranza, di luce, di apertura con una vena di ottimismo: non è un caso che il suffisso -var sia stato posto prima di -vinter, per dare risalto all’avvento della stagione più calda che è benvenuta per il disgelo dei ghiacci e per l’unicità di un paesaggio immobile che ora si rianima alla luce del sole che è vita.